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Il nome "Viù" potrebbe derivare da "vicus" (villaggio), ma anche via di passaggio per attraversare le Alpi, cosa che in effetti avveniva in epoca romana, attraverso il Colle dell'Autaret, raggiungibile risalendo la valle fino a Usseglio. Le selci lavorate, venute alla luce a seguito degli scavi effettuati intorno al 1920, nei pressi del Castello di Viù, provano che in età neolitica, in Valle di Viù, esisteva un insediamento di uomini primitivi. Tra il VI e V sec a.C. alle popolazioni di stirpe ligure, che vivevano nelle Alpi occidentali, si sovrapposero i Celti; si formarono così delle tribù celto-liguri, tra cui quella dei Garocaeli o Graiocaeli, che popolò per l'appunto la Valle di Viù. L'unica testimonianza archeologica risalente a questo periodo è la pietra delle Madri, attualmente visibile sul piazzale parcheggio. La presenza dei Romani in valle è provata dagli scavi effettuati nei pressi del Castello, scavi in cui sono venute alla luce parecchie monete romane. Ai tempi di Giulio Cesare, la Valle di Viù faceva parte del regno di Cozio, che fu assorbito dall'Impero Romano sotto Nerone. Molte terre appartenenti all'ager publicus vennero allora distribuite ai soldati romani, i così detti "romanetti", di cui è rimasta traccia nel cognome Romanetto, ancora oggi molto diffuso sul territorio. La valle, date le difficoltà di collegamento, non è stata teatro delle incursioni barbariche. Numerosi sono stati tuttavia i signori cui è stata sottomessa: dapprima i Burgundi, poi i Franchi; al 1159 risale la prima investitura del feudo di Viù, assegnato ai signori di Baratonia. Il feudo, dapprima integro e poi diviso, ha avuto come signori, in ordine di tempo, i Giusti di Susa, i Provana di Carignano e Leinì, gli Arcour, i Birago di Vische, i Della Rovere di Bestagno, i Verolfo di Boschetto. Dal 1345 i feudatari che hanno amministrato le terre di Viù sono diventati strettamente dipendenti dai Savoia. Lo spopolamento della valle è iniziato fin dal 1600, dapprima in forma stagionale, e poi in forma sempre più definitiva. Punto di attrazione fondamentale è stata ovviamente la città di Torino, ma anche la Francia e, successivamente, le Americhe. L'emigrazione su Torino, ove i Vincesi si sono spesso messi al servizio delle famiglie più benestanti della città (le donne come cameriere e balie, gli uomini come domestici, brentatori, cuochi) ha ottenuto un effetto di ritorno importante, fin dalla fine del 1700 e ancor più dopo il 1842, anno della costruzione della strada carrozzabile, cui hanno significativamente contribuito i Marchesi di Barolo. Infatti molte delle famiglie, in cui i Vincesi hanno prestato servizio, hanno cominciato a scegliere come sede delle vacanze estive proprio la ridente località delle Valli di Lanzo, ormai comodamente raggiungibile in carrozza. Alla metà del 1800 risalgono la costruzione e la ristrutturazione di molte delle ville storiche disseminate sul territorio comunale, tra le quali la celeberrima Villa Franchetti. Tra gli ospiti illustri del periodo d'oro della villeggiatura viucese si ricordano Silvio Pellico, Massimo d'Azeglio, Vincenzo Gioberti, Davide Bertolotti, Carlo Thermignon, Michele Lessona, Benedetto Croce, Giacomo Puccini, Guido Gozzano, Eleonora Duse, il ministro del terzo Reich Goering, il re Umberto II di Savoia. Come tutta l'area alpina, Viù ha subito il fenomeno dello spopolamento, iniziato con l'emigrazione di fine '800 e proseguito negli anni del boom industriale. Fortunatamente, da qualche anno, l'emorragia si è arrestata e molti nuclei familiari giovani hanno preferito continuare a vivere in loco; tuttavia è ancora significativa la prevalenza di una fascia di popolazione anziana, cui non fa riscontro, dal punto di vista numerico, una fascia giovanile altrettanto consistente. Certamente, nel tempo, si è fortemente modificata l'economia valligiana: le aziende agricole sopravvissute hanno assunto dimensioni più consistenti per numero di capi e superfici coltivate, sono cresciute le imprese artigiane, anche di piccole dimensioni, e le attività volte al turismo, che non è più caratterizzato dalla villeggiatura sul lungo periodo, bensì da permanenze brevi, spesso legate a eventi o attività sportive, culturali, o a momenti di full immersion nella natura, fortunatamente ancora incontaminata.







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